Nelly Salciti
Pittrice
Bologna 1945-2013
Nelly Salciti
Pittrice
Bologna 1945-2013
E’ tempo di pittori, una primavera d’entusiasmi vive i giorni della poesia e del colore: gli interpreti e gli spettatori di questa incredibile stagione danno un senso esaltante alle nostre giornate di svagati vagabondi (e di attenti cultori dell’arte), incamminati a ricercare i messaggi di questo momento, che può lasciare perplessi i sacerdoti del passato, ma che sui lidi dell’entusiasmo e della possibile esistenza innalza le palme aperte, ad invocare l’immensità di una aspirazione universale: l’amore.
Nelly Salciti, nei suoi oli offre il bisogno di una introspezione su quanto di lei tende a fissarsi in una condizione di tempo, come patina d’acqua sulle scogliere. Ed il mezzo della pittura diventa una specie di allegoria, per andare alla scoperta di un contatto interiore, da cui ricavare il significato di quanto rimane inespresso. Anche per lei, come per chiunque percorre le strade della propria personalità, questo modo di esprimersi non è che la « confessione » dei suoi stati di riservatezza e di vibrazioni spirituali, intendendo raggiungere una definitiva liberazione al cospetto di tutti. Gli « oggetti», che servono da pretesto, non hanno alcuna diversità dalle « forme » reali: paesaggi, nature morte, borgate, fiori; l’elencazione è consueta, forse volutamente mancante di una scelta originale. per attenuare gli elementi d’elaborazione lungo lo spartiacque intellet- tuale. Assente è qualsiasi accenno, anche trasparentemente in lontananza, della figura umana, come non volendo trovarne una interpretazione psicologica, oppure al riparo di un contatto stressante e sconvolgente. Le borgate marine, i fiumi rinchiusi entro vegetazioni che sembrano animate in una stretta soffocante, i sentieri dentro foreste fantasticate, i paesaggi mancanti di spazio per alberi densamente immanenti, sono le opere in cui Nelly trasferisce quanto di più importante e sincero avverte nei momenti creativi. I caseggiati, i paesaggi palustri esprimono un contenuto personale ed una carica interpretativa aderentemente tonale, che non lascia sospensioni dissonanti, specie per quella ermetica uniformità, che mostra le case quali antichi rifugi umani, costruiti quando l’istinto della solidarietà si contrapponeva all’assalto del male ignoto, e di altri uomini maledettamente aggressivi. Una sensazione di silenzio e d’angoscia si subisce da quei muri. uniti dalla forza che ognuno ritrova nella vicinanza degli altri, anche se la voce del colori canta nell’aria e nel mare prospiciente. Tutto è im- mobile: l’attesa è interminabile come debba trascorrere il tempo di una espiazione, o di una sopraffazione. I luoghi reali che Nelly Salciti è andata a cercare, peregrinando con commozione e testimonianza ideale, risalgono e stagnano in condizioni che affondano nel buio del passato.
In questa pittura delineata sobriamente, i valori interiori rappresentano la parte essenziale elaborata con convinzione, nella ricerca fuori da impazienze e sguardi rivolti ad assimilare quanto non entra nella personalità dell’artista.
Otello Mario Martinelli
Beltegeuse’s Gallery
1973